L’arte di godersi la vita attraverso due filosofie che promettono di migliorare la qualità della nostra esistenza: il Minimalismo ed il Downshifting.
“Vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, ecco tutto.”
(Oscar Wilde)
Godersi la vita, trovare la felicità, raggiungere l’equilibrio… Per quanto possa sembrare generica, questa è l’immagine perfetta della vita che la maggior parte di noi vorrebbe vivere.
Come spesso accade, realtà e visione ideale risultano molto distanti fra loro. Siamo soffocati dai ritmi frenetici, dagli automatismi e da condizionamenti che dirottano costantemente la nostra attenzione, facendoci perdere di vista la domanda più importante: “Perché facciamo quello che facciamo?”
La risposta della psicologia umanistica ad una domanda così impegnativa, è che tutti i nostri comportamenti sono orientati verso la soddisfazione di una serie di bisogni comuni a tutti gli esseri umani. Quello che risulta soggettivo sono le priorità assegnate ad ogni singolo bisogno e la qualità dei mezzi utilizzati per soddisfarli.
Per approfondire:La piramide di Maslow e i 6 bisogni umani
La trappola della gratificazione immediata
“Vuoi comprare qualcosa? Vai su Amazon e il giorno dopo arriva…
Vuoi vedere un film? Ti logghi e guardi un film, non vai a vedere gli orari dei film…
Vuoi vedere una serie TV? Non devi nemmeno aspettare una settimana. So di gente che salta stagioni solo per potersele vedere tutte insieme alla fine.
Gratificazione immediata!”
(Simon Sinek)
La ricerca di gratificazione immediata è uno dei bisogni principali dal quale stiamo diventando dipendenti. Gli esperti di marketing lo sanno bene, ed hanno creato diversi modelli di comunicazione in grado di alimentare questo bisogno.
In una società in cui il fenomeno del consumismo dilaga, l’acquisto di beni è diventato uno dei mezzi principali con cui cerchiamo quella breve ed intensa scarica di dopamina che regala un attimo illusorio di felicità. A questo meccanismo perverso che rende schiavi del denaro molto più di quanto sia necessario, si contrappone il minimalismo, uno stile di vita focalizzato sull’essenza delle cose importanti e sulla capacità di liberarsi di tutto ciò che è superfluo.
Il minimalismo come stile di vita
“I valori si misurano in base agli altri valori che devono essere sacrificati per ottenerli.”
(Zygmunt Bauman)
Praticare il minimalismo significa innanzitutto diventare più consapevoli dei valori che ci caratterizzano, sviluppando la capacità di osservare la vita da una prospettiva svincolata dal condizionamento che esercitano le moderne tecniche di marketing, ed in particolare di neuromarketing.
Questo percorso può regalare una maggiore consapevolezza della qualità dei mezzi che utilizziamo per soddisfare i nostri bisogni, permettendoci di rimpiazzarli con altri di più alta qualità. Si tratta di ripartire e privilegiare le cose semplici e di valore, che spesso diamo per scontate perché considerate sicure ed acquisite.
Per avvicinarsi alla pratica del minimalismo Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, ex giovani rampanti che hanno radicalmente cambiato il loro stile di vita, propongono la sfida minimalista, un gioco un po’ estremo che consiste nel dedicare un intero mese al liberarsi delle cose inutili. Ogni giorno il numero di cose di cui liberarsi deve essere pari al numero del giorno: il primo giorno basterà liberarsi di un oggetto, il secondo di due… il trentesimo di trenta. In una versione alternativa basata sulla creazione di una abitudine, la sfida richiede di dedicare almeno 15 minuti al giorno alla ricerca di oggetti di cui liberarsi, con il vincolo di liberarsi di almeno un oggetto al giorno, per un periodo di almeno 90 giorni. Gli effetti sono decisamente sorprendenti, provare per credere!
Per approfondire: La scala dei valori personali
Il fattore tempo
“ll tempo è la moneta della tua vita. È l’unica che possiedi e che puoi decidere come spendere. Stai attento non permettere ad altri di usarla al tuo posto.”
(Carl Sandburg)
Il tempo è la moneta più democratica di cui disponiamo. Ogni anno offre ad ognuno di noi 31.536.000 secondi che potenzialmente potremmo utilizzare per fare ciò che amiamo. La moneta del tempo non può essere accumulata, viene spesa automaticamente, ma possiamo sempre decidere cosa comprare nei limiti di una libertà che è strettamente correlata allo stile di vita ed ai vincoli lavorativi.
Negli ultimi anni la società moderna ha visto crescere esponenzialmente i livelli di stress e tutte le patologie ad esso collegate. Passiamo mediamente otto ore al giorno in un ambiente lavorativo che diventa sempre più sfidante e impegnativo, cui solitamente bisogna aggiungere un’ora di pausa pranzo, il tempo speso in trasferte e, per i meno fortunati, in lunghi viaggi per raggiungere il posto di lavoro.
In un contesto di questo tipo è molto facile superare le dieci ore giornaliere e rientrare a casa la sera, privi delle energie e degli stimoli necessari per sfruttare al meglio il tempo residuo della giornata. Possiamo considerare uno stile di vita di questo tipo un modo sensato di vivere la nostra esistenza?
Non ho la presunzione di avere la risposta, ognuno troverà la propria sulla base di una riflessione personale che vorrei stimolare parlando di downshifting…
Il fenomeno del downshifting
“È bene avere il denaro e le cose che il denaro può comprare, ma è bene anche, ogni tanto, controllare ed essere sicuri di non aver perso le cose che il denaro non può comprare.”
(George Horace Lorimer)
Uno dei neologismi che con maggior piacere ho adottato nel mio vocabolario è quello della “semplicità volontaria”. E’ la traduzione in italiano del termine downshifting, uno stile di vita incentrato sulla qualità e sul benessere psicofisico della persona, che passa innanzitutto dalla capacità di ridurre il tempo dedicato alle attività lavorative, anche a costo di pagare un caro prezzo in termini di retribuzione economica.
Affrontare il tema del guadagnare meno per vivere meglio, in un momento di crisi come quello attuale, potrebbe ingenerare reazioni forti assolutamente condivisibili. Tenterò di trattare l’argomento nel massimo rispetto di coloro che quotidianamente fanno sacrifici enormi per mantenere un lavoro sottopagato o, ancora peggio, cercarne uno, proponendo un semplice questionario di autovalutazione che offra alcuni spunti di riflessione sulla qualità con cui utilizziamo il nostro tempo:
1) Quanto tempo ed energie assorbe il lavoro nella tua vita?
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2) Qual è il prezzo da pagare nei confronti di valori, passioni e persone a te care?
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3) Su cosa potresti investire per diventare più libero finanziariamente?
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4) Cosa potresti fare per avere più tempo disponibile al di fuori del contesto lavorativo?
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5) Come potresti sfruttare meglio il tempo libero?
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Chiuderei questa breve rassegna sul variegato mondo del minimalismo e del downshifting con la testimonianza di Simone Perotti, manager che ha deciso di abbandonare il lavoro e dedicarsi alla scrittura ed alla navigazione. Le sue dichiarazioni a distanza di 10 anni dal cambiamento di vita sono state letteralmente:“Mi limito a constatare che, questi, sono stati i migliori anni della mia vita.”
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