Memoria e apprendimento

    memoria e apprendimento
    • Aggiornato il: 09-02-2023

    Memoria e apprendimento

    Apprendere non significa studiare a memoria, ma sviluppare la capacità di selezionare le informazioni rilevanti creando associazioni.

    “Imparare a memoria significa non imparare.”
    (Michel de Montaigne)

    La relazione che esiste fra memoria e apprendimento è uno degli elementi più affascinanti e complessi del nostro cervello. Apprendere non significa studiare a memoria, ma sviluppare la capacità di selezionare le informazioni rilevanti, organizzarle in concetti chiave e concetti di dettaglio, creare associazioni fra le informazioni immagazzinate e ciò che già conosciamo, permettendo alle nostre memorie di operare con la massima efficienza.

    In questo articolo vedremo alcune strategie utili per migliorare queste abilità, cominciando dal ruolo che hanno le tipologie di memoria di cui è dotato il nostro cervello:

    1. Memoria filogenetica

    La memoria filogenetica ci accompagna sin dalla nostra nascita. Contiene le informazioni di base che nel corso di milioni di anni di evoluzione hanno permesso alla specie umana di sopravvivere alle numerose mutazioni dell’ambiente.

    Fanno parte di questa categoria i riflessi, come il battito cardiaco, la contrazione automatica delle palpebre, il riflesso salivare e gli istinti elementari.

    2. Memoria dichiarativa

    “Il trascorrere del tempo porta inesorabilmente a un indebolimento del ricordo di un evento che una volta era chiaro e ricchissimo di particolari. Nel tentativo di colmare i vuoti, il cervello è costretto a fare affidamento su frammenti parziali, inferenze, intere congetture e spesso su altri ricordi non correlati all’evento in questione.”
    (John Medina)

    La memoria dichiarativa è una memoria a lungo termine la cui espressione principale è il linguaggio. Può essere suddivisa in:

    Memoria semantica – Racchiude la nostra conoscenza sul mondo, ed ha un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento. Attraverso questa memoria recuperiamo il significato attribuito a tutta una serie di oggetti informativi che spaziano dalle persone, agli oggetti fisici, all’ambiente, opportunamente collegati fra loro attraverso associazioni logiche.

    Memoria episodica – Immagazzina le nostre esperienze di vita, rappresentando buona parte della nostra identità personale. Questa memoria è in continua evoluzione, i nostri ricordi sono molto meno affidabili di quanto pensiamo, poiché cambiano con il passare del tempo adattandosi costantemente alla visione di vita del momento presente.

    La ricostruzione di un ricordo può essere paragonata a quella di un detective dotato di una fervida immaginazione, che non necessariamente corrisponde alla realtà fattuale. Tutto ciò avviene poiché il cervello è alla costante ricerca di sicurezza, ed ha bisogno di ricordi associati storie coerenti, più che veritiere.

    Per approfondire: Il bisogno di sicurezza

    3. Memoria procedurale

    “Secondo gli scienziati, le abitudini si formano perché il cervello è sempre alla ricerca di modi per risparmiare energia. Se venisse lasciato ai propri meccanismi, il cervello cercherebbe di trasformare ogni routine in abitudine, perché le abitudini permettono alla nostra mente di ridurre gli sforzi.”
    (Charles Duigg)

    La memoria procedurale è una memoria inconscia, rappresentativa di tutte quelle abilità automatiche che non richiedono attenzione per essere eseguite. Si specializza in:

    Memoria emotiva – la custode delle nostre emozioni.

    Memoria motoria – Responsabile delle abilità motorie automatiche come parlare, camminare, andare in bicicletta…

    Memoria cognitiva – gestisce le abilità cognitive ripetitive, come il calcolo mentale.

    Memoria dell’apprendimento per condizionamento – Tutto ciò che impariamo inconsciamente attraverso l’associazione fra stimoli, e l’associazione fra stimoli e risposte.

    Per approfondire: PNL: ancore e ancoraggi

    4. Memoria a breve termine

    La memoria a breve termine (MBT) è un tipo di memoria con una durata massima stimata intorno ai 20 secondi, che svolge un ruolo fondamentale nelle attività di comprensione e di problem solving. Tutto ciò che apprendiamo transita prima in questa particolare memoria.

    Gli studi dello psicologo George Miller descritti nell’articolo The Magical Number Seven, Plus or Minus Two, ne hanno evidenziato un limite molto importante:

    la mente umana è in grado di immagazzinare nella memoria a breve termine una media di 7 oggetti informativi (parole, numeri, immagini, gruppi di oggetti), con una variazione che va da un minimo di cinque, ad un massimo di nove.

    La memoria a breve termine immagazzina gli oggetti informativi attraverso il buffer di reiterazione, una sorta di libreria organizzata in ripiani, in cui ogni ripiano contiene un singolo oggetto. Ogni volta che arriva un nuovo oggetto i precedenti vengono spostati nel ripiano sottostante, e l’oggetto informativo contenuto nell’ultimo ripiano viene eliminato e quindi perso, se non ha avuto il tempo di passare nella memoria a lungo termine.

    Apprendere efficacemente

    “Dimmi e io dimentico; mostrami e io ricordo; coinvolgimi e io imparo.”
    (Benjamin Franklin)

    Sulla base di quanto detto possiamo analizzare i cinque meccanismi che governano l’efficacia dell’apprendimento:

    1. Intensità dello stimolo – Quando impariamo qualcosa di nuovo, lo stimolo iniziale che attiva questo processo è di tipo percettivo, ovvero generato da una combinazione dei nostri canali sensoriali quali vista, udito, tatto, gusto e olfatto.

    L’intensità dello stimolo è direttamente correlata all’efficacia di apprendimento e dipende dalla sensibilità che ognuno di noi presenta rispetto ai cinque sensi, unita al coinvolgimento emotivo prodotto da ciò che stiamo studiando. Ecco perché studiare cose che non ci interessano è così difficile.

    Per aumentare il livello di intensità dello stimolo:

    • Focalizzati sull’obiettivo che vuoi raggiungere attraverso lo studio e visualizzane i benefici nel medio e lungo termine. Gli studi della neuroscienziata Gabriele Oettingen, hanno evidenziato che l’efficacia delle tecniche di visualizzazione è massima quando vengono praticate nella consapevolezza degli ostacoli che sarà necessario affrontare. Da tali ricerche è nata la metodologia WOOP.

    • Crea un ambiente privo di distrazioni, che ti permetta di avere un livello elevato di concentrazione. Spegni il cellulare o quanto meno disattiva le notifiche, e imponiti una sessione continuativa di studio di 90 minuti, seguiti da una pausa rigenerante di 20 minuti. Puoi arrivarci gradualmente sfruttando la tecnica del pomodoro, aumentando progressivamente i tempi di lavoro sui task.

    2. Gerarchia dell’informazione – Ogni volta che trattiamo un numero elevato di informazioni in maniera “piatta”, senza organizzarle in una gerarchia rappresentativa del loro livello di importanza, saturiamo immediatamente il buffer di reiterazione della memoria a breve termine, e non permettiamo l’immagazzinamento dei concetti rilevanti nella memoria a lungo termine. Paradossalmente potremmo leggere più volte un libro senza riuscire a memorizzare quasi nulla dei contenuti che lo caratterizzano.

    Le parole sono importanti, ma non tutte in maniera eguale. Bisogna imparare a suddividerle in concetti chiave, concetti di dettaglio, concetti noti correlati, scartando le informazioni ripetitive e poco rilevanti. Alcune semplici strategie che potrebbero aiutarti:

    • Sfrutta i principi dello skimming, una tecnica di lettura orientativa che permette di crearsi velocemente una idea dei concetti principali oggetto di studio. Prima di iniziare a studiare un libro leggi con attenzione l’indice, i titoli di ogni singolo capitolo e delle sezioni principali, focalizzati sulle immagini e sulle parti di testo evidenziate, e per ogni paragrafo leggi le prime e le ultime tre righe.

    • Evidenzia o sottolinea le parti che ritieni maggiormente significative, cercando di isolare i concetti chiave.

    3. Associazioni – Le caratteristiche di ogni oggetto informativo sono memorizzate in aree differenti del cervello opportunamente collegate fra loro, e possono essere richiamate nella loro totalità attraverso una serie di caratteristiche chiave.

    Ogni oggetto informativo è correlato ad altri oggetti attraverso l’utilizzo degli schemi semantici, sequenze logiche che utilizziamo abitualmente per prevedere gli eventi futuri. Poiché ognuno di noi ha uno stile di apprendimento personale, gli strumenti utilizzati per rappresentare schematicamente le associazioni possono essere molteplici:

    • Le mappe concettuali sono adatte a chi ha uno stile cognitivo di tipo visivo non verbale, che apprende bene attraverso strumenti visuali che forniscono una visione di sintesi come tabelle, diagrammi di flusso, grafici.

    • Gli indici strutturati ad albero sono più indicati per coloro che hanno un stile cognitivo di tipo visivo verbale, ovvero acquisiscono ed elaborano meglio le informazioni utilizzando la lettura, la scrittura,le annotazioni e gli elenchi puntati.

    4. Rielaborazione – Il mantenimento delle informazioni nella memoria a breve termine avviene attraverso la rielaborazione, ed è attraverso tale processo che le informazioni si consolidano nella memoria a lungo termine. Una rielaborazione efficiente ha le seguenti caratteristiche:

    • Privilegia la comprensione dei concetti chiave e si sviluppa in livelli di approfondimento successivi, consentendo a questa alberatura gerarchica dell’informazione di essere memorizzata correttamente.

    • Rielabora i concetti oggetto di studio rappresentandoli con un linguaggio più personale e semplice.

    5. Recupero – Una volta consolidate le nuove informazioni nella memoria a lungo termine, il recupero definisce la fase in cui le rinfreschiamo con un ripasso. Una delle migliori forme di ripasso è spiegare – o immaginare di spiegare – ad altri ciò che abbiamo appreso.

    Per approfondire: Come studiare velocemente e con efficacia

    Consigli di lettura

    Una mente per i numeri: Memoria e Apprendimento (Barbara Oakley)

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