Il bisogno di amore/unione o appartenenza: considerazioni ed esercizi
“Il nostro bisogno di appartenenza non è razionale, ma è una costante che si manifesta in tutti gli individui in modo trasversale alle culture. È la sensazione che proviamo quando tutti intorno a noi condividono i nostri valori e le nostre credenze. Quando proviamo senso di appartenenza ci sentiamo uniti e al sicuro. Come esseri umani abbiamo bisogno di questa sensazione e facciamo di tutto per provarla.”
(Simon Sinek)
Il bisogno di amore/unione o appartenenza, rappresenta la leva motivazionale che ci spinge a socializzare, ci porta alla ricerca di uno o più gruppi di appartenenza e della persona amata con cui condividere i nostri obiettivi di vita.
Questo bisogno non si soddisfa solo relazionandosi con altre persone e può essere appagato attraverso l’amore per se stessi o verso un’entità spirituale, utilizzando strumenti come la meditazione o la preghiera.
Le origini
“Nella lunga storia del genere umano (e anche del genere animale) hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia.”
(Charles Robert Darwin)
La psicologia evoluzionistica, una branca della psicologia che si occupa di studiare come gli adattamenti naturali dell’evoluzione umana hanno condizionato la nostra mente, ha evidenziato quanto nel passato l’appartenenza a un gruppo fosse un elemento fondamentale per la sopravvivenza stessa.
La probabilità di sopravvivere e di procurarsi il cibo in un ambiente inospitale e minaccioso aumentava esponenzialmente in funzione del livello di integrazione all’interno di un gruppo, ed ha contribuito ad alimentare un bisogno di appartenenza e di accettazione che nel corso dell’evoluzione ha generato comportamenti disfunzionali come la paura del giudizio degli altri.
Per approfondire: Paura del giudizio degli altri: come nasce e come superarla
Bisogno di appartenenza e social network
“Non occorre interrogarsi troppo in profondità per scoprire che la socializzazione di Facebook e Twitter è per buona parte illusoria. A dispetto di un aumento di informazioni, sia in termini di numero che di frequenza, a dispetto di un allargamento del campo degli interlocutori (le nuove «amicizie»), l’intento comunicativo tradisce il mio bisogno di luce. In teoria dovrei parlare solo quando ho qualcosa da dire, in pratica dico sempre qualcosa. Mi esprimo, dichiaro, chioso, intervengo, posto, riposto, compio una serie infinita e inevitabilmente inflattiva di atti linguistici, perché questo mi provoca un’immediata sensazione di piacere.”
(Mauro Covacich)
Uno dei fattori che hanno decretato il successo dei social network è stata la capacità di soddisfare il bisogno di appartenenza e di importanza, proponendo un modello di interazione che agevola questo processo attraverso lo scambio di messaggi pubblici e privati con i propri contatti, e all’interno di community tematiche frequentate da persone che condividono i nostri stessi interessi.
L’estrema semplicità di utilizzo e la dipendenza generata da questi strumenti, sono la prima causa di quella che lo psicologo e giornalista statunitense Daniel Goleman, definisce con il termine di analfabetismo emotivo. Poiché il modello di interazione proposto dalle reti sociali è molto più semplice rispetto a quello del mondo reale, il rischio è quello di trasformarle in un ambiente virtuale capace di condizionare negativamente la nostra identità e le nostre abilità sociali.
Per approfondire: Identità in rete
Esercizio
1. In una scala da uno a dieci quanto è importante il bisogno di amore/unione o appartenenza nella tua vita?
___________________________________
2. Quali sono i mezzi interni (che dipendono da te) attraverso i quali soddisfi questo bisogno?
___________________________________
3. Quali sono i mezzi esterni (che non dipendono da te) attraverso i quali soddisfi questo bisogno?
___________________________________