Leadership emotiva, il termine coniato dallo psicologo Daniel Goleman, per illustrare un modello di leadership basato sull’intelligenza emotiva.
“Per decenni è prevalso il dominio verticale da parte della gerarchia aziendale, e a venire premiato era il capo che sapeva maneggiare le persone come oggetti, il veterano pronto a tutto. Quelle gerarchie rigide, però, hanno iniziato a incrinarsi nel corso degli anni Ottanta, sotto la duplice pressione della globalizzazione e delle nuove tecnologie dell’informazione. Il capo-veterano è un fossile del passato; il futuro del mondo aziendale è tutto dalla parte del virtuoso delle abilità interpersonali.”
(Shoshana Zuboff)
Lo studioso Peter Drucker, ritiene che nell’era del lavoro della conoscenza, l’unità di base della produttività non sia più il singolo individuo, ma la squadra. In questo contesto assume grande importanza l’intelligenza di gruppo, ovvero l’espressione integrata delle capacità e dei talenti delle persone coinvolte.
L’intelligenza di gruppo difficilmente è maggiore della somma delle intelligenze delle parti. In compenso, può risultare molto minore, quando l’armonia sociale instaurata all’interno del gruppo è estremamente bassa.
Il suggerimento che ne deriva nell’ambito della leadership, è quello di sviluppare un modello capace di guidare gli altri, anche nei momenti di maggiore difficoltà, preservando il processo di collaborazione, autorealizzazione e crescita del singolo individuo.
Il mito del distacco emotivo
“Penso che una volta la leadership significasse imporsi; oggi è possedere le qualità necessarie per meritare la stima degli altri.”
(Indira Gandhi)
Il mito del distacco emotivo è stato sfatato dalle moderne neuroscienze, che dimostrano quanto le emozioni siano una delle forme di comunicazione più potenti, soprattutto nell’ambito dei processi decisionali e della gestione del capitale umano.
Essere leader significa dominare l’arte della persuasione, elemento nel quale le emozioni giocano un ruolo di primo piano. Il benessere emotivo e l’efficacia di un gruppo di lavoro, dipendono dalla capacità di fornire riscontri costruttivi, capaci di evidenziare e di far accogliere le criticità, indirizzando l’attenzione sugli aspetti cruciali che è necessario migliorare.
In uno studio condotto su un gruppo di 108 fra manager ed impiegati, nel quale si indagavano le cause di conflitto sul posto di lavoro, è emerso che la ragione principale risiede nelle critiche inopportune, seguite dal sospetto, dalla rivalità, dalle dispute per il potere, e solo in coda dalle ragioni economiche. Le dinamiche emotive sono il motore della fiducia e della motivazione. Il ruolo del leader, richiede di formulare costantemente osservazioni e critiche, ed è fondamentale saper prevedere gli effetti emozionali che tali parole risveglieranno.
Per approfondire: Comunicazione strategica e persuasione
Gli stili di leadership
“La ricerca ha mostrato come i risultati migliori siano conseguiti dai leader che non si accontentano di un solo stile di comando, ma nel corso di una settimana lavorativa ne mobilitano diversi, a volte quasi tutti, a seconda delle situazioni professionali, passando dall’uno all’altro con naturalezza e un accorto senso del giusto dosaggio. Si possono immaginare i diversi stili di comando come un set di mazze da golf nelle mani di un giocatore professionista. Nel corso di una partita un campione seleziona di volta in volta la mazza da usare in base al tipo di colpo necessario.”
(Daniel Goleman)
Negli ultimi anni sono state rese disponibili una serie di ricerche quantitative, nelle quali si evidenziano le migliori strategie comportamentali che un leader dovrebbe adottare.
La società di consulenza HayMcBer, ha effettuato una ricerca su 3871 grandi manager, individuando sei stili di comando:
1. Il leader autorevole. Capace di stimolare i collaboratori, focalizzandoli sul raggiungimento di un progetto ideale. La leadership autorevole, è il modello che più di tutti gli altri influenza positivamente il clima di una organizzazione. Il leader autorevole è un visionario, che crea e condivide soluzioni innovative, generando entusiasmo e grande coinvolgimento emotivo.
2. Il leader federatore. Promuove rapporti basati sull’armonia, sullo spirito di collaborazione, sulla fiducia e sui legami emotivi. Con riferimento alle abilità di intelligenza emotiva, eccelle nell’empatia, nella gestione delle relazioni e nella comunicazione interpersonale.
3. Il leader democratico. Attiva grande coinvolgimento, attraverso la partecipazione ed il contributo dei singoli.
4. Il leader incalzante. Stimola l’autonomia e l’eccellenza della prestazione, proponendo standard estremamente sfidanti. Questo stile di leadership deve essere utilizzato con misura, per evitare stress inutili che nel lungo periodo, penalizzerebbero il clima e l’efficacia della prestazione lavorativa.
5. Il leader allenatore. Predispone costantemente i collaboratori alle sfide future, aiutandoli a comprendere meglio i punti di forza e le debolezze che li contraddistinguono. Utilizza in modo sapiente il meccanismo della delega, sfruttandolo come strumento di formazione dei propri collaboratori, ottenendo nel lungo termine un miglioramento del clima e della prestazione.
6. Il leader coercitivo. Pretende obbedienza immediata, indicando la linea da seguire in maniera univoca, senza compromessi. Fra i diversi stili di leadership, è quello che presenta gli effetti più devastanti a livello di clima aziendale. Penalizza lo spirito di iniziativa, la flessibilità ed il senso di appartenenza, ma può essere utile nell’accompagnare cambiamenti della cultura d’impresa, che faticano ad essere accettati.
I leader più efficaci, utilizzano prevalentemente gli stili autorevole, democratico, federatore e allenatore. Inizialmente potrebbero essere necessarie valutazioni razionali ed approfondite, con l’esperienza l’intuito permetterà di adottare il corretto stile di leadership in maniera automatica.
Le caratteristiche della leadership emotiva
“La differenza essenziale tra emozioni e ragione è che l’emozione conduce all’azione mentre la ragione porta a conclusioni.”
(Donald Calne)
I leader leggendari, presentano tratti caratteristici molto diversi. Situazioni differenti richiedono stili di leadership specifici. In un contesto caratterizzato da una molteplicità di fattori, le ricerche di Goleman hanno identificato nell’intelligenza emotiva, il tratto comune che caratterizza una leadership efficace.
Attraverso i «modelli di competenza», le grandi società selezionano i leader destinati ad occupare le posizioni dirigenziali del futuro. L’esame comparato di numerosi modelli di competenza, evidenzia quanto il peso delle competenze tecniche tenda ad annullarsi, man mano che ci si avvicina alle posizioni di vertice.
Il Quoziente Intellettivo e le abilità tecniche sono classificate come abilità di base, necessarie ma non sufficienti. L’elemento che fa la differenza, è la capacità di applicare i principi dell’Intelligenza Emotiva sul posto di lavoro:
1. Autoconsapevolezza. La prima componente dell’intelligenza emotiva, dedicata alla conoscenza di sè. Consiste nello sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, delle debolezze, dei punti di forza, dei valori e dei bisogni che quotidianamente condizionano il nostro agire.
I leader dotati di un buon livello di autoconsapevolezza emotiva, risultano meno condizionati dalla «tendenza ad agire», quell’insieme di comportamenti automatici associati alle emozioni, che tanti danni possono fare a livello personale ed organizzativo. Sanno cogliere i differenti aspetti della complessità di una situazione, costruire una visione globale, ed individuare lucidamente la migliore strategia di problem solving da adottare.
Per approfondire: Consapevolezza di Sé
2. Gestione di sé. Comprende l’autoregolazione emotiva, l’adattabilità, la riuscita e la visione positiva. Ogni buon leader sa che le emozioni non si possono controllare, ed è proprio grazie a questa consapevolezza che riesce a gestirle, senza diventarne prigioniero.
In situazioni di stress, il leader dotato di autocontrollo emotivo mantiene la calma, trasmette sicurezza, sa adattarsi alle esigenze del contesto, rielaborando pragmaticamente il piano d’azione.
Per approfondire: Autocontrollo: la guida definitiva
3. Consapevolezza sociale. L’insieme delle abilità di empatia e di consapevolezza organizzativa. Per essere efficace, ogni processo decisionale deve soppesare con attenzione il clima emotivo dei collaboratori.
I leader dotati di empatia, hanno la capacità di mettersi nei panni degli altri, sanno decifrare i messaggi non verbali all’interno del gruppo, arricchendo costantemente la loro visione del mondo. Una dote preziosa, che permette di gestire con eleganza le relazioni, individuare i rapporti di potere e gli equilibri presenti all’interno dell’organizzazione.
Per approfondire: Empatia: la base portante delle nostre abilità sociali
4. Gestione delle relazioni umane. Si caratterizza per lo stile di comando coinvolgente, l’influenza, la gestione dei conflitti, il lavoro di squadra e la collaborazione.
Come afferma Goleman: «Chiunque ne abbia fatto parte, sa che i gruppi di lavoro sono calderoni di emozioni in perenne subbuglio».
Per approfondire: Mediazione e gestione delle relazioni
Consigli di lettura Leadership emotiva: Una nuova intelligenza per guidarci oltre la crisi (Daniel Goleman) |