Gestire lo stress con efficacia, significa innanzitutto adottare un atteggiamento mentale che possa attivare una risposta di sfida.
“Accogliere lo stress è un atto di coraggio, che richiede di scegliere il significato invece di evitare il disagio. Questo è ciò che significa essere bravi a gestire lo stress. Non si tratta di rendersi intangibili rispetto alle avversità, o di non avere alcuna difficoltà. Si tratta di consentire allo stress di risvegliare in voi i punti di forza fondamentali degli esseri umani, che riguardano il coraggio, l’entrare in relazione con gli altri e la crescita.”
(Kelly McGonigal)
Che lo stress sia un fattore pericoloso per la salute, è una convinzione universalmente diffusa, peraltro supportata da diversi studi scientifici. Ciò che ha fatto vacillare una tesi così radicata, è stato uno studio che ha coinvolto 30.000 adulti, ai quali è stato chiesto quale fosse il livello di stress cui erano stati sottoposti l’anno precedente.
Insieme a questa domanda, i ricercatori ne fecero un’altra che si dimostrò fondamentale per interpretare i risultati: «Credete che lo stress sia dannoso per la vostra salute?»
Dalle analisi di follow-up, emerse con forza la stretta correlazione fra alti livelli di stress e rischio di morte prematura, con un aumento del rischio del 43% negli 8 anni successivi. Se però si andava ad analizzare l’insieme di coloro che avevano dichiarato un alto livello di stress, ma non lo consideravano dannoso ed anzi erano in grado di trarne beneficio, il rischio di maggiore mortalità si azzerava completamente. L’ipotesi da approfondire, era quanto le persone convinte della pericolosità dello stress, potessero sviluppare una forma di stress differente, più tossica per la salute umana.
L’indice di crescita della risposta allo stress
“Non accontentarti di stare sulla difensiva e di schivare il peggio, ma va incontro agli ostacoli, deciso a superarli e a trarne vantaggio in qualche modo.”
(Robert Baden-Powell)
Quando dobbiamo affrontare una situazione particolarmente stressante, il cervello attiva il rilascio di cortisolo e deidroepiandrosterone (DHEA). Per fornire energia il fegato introduce grassi e zuccheri nel letto ematico, mentre il cortisolo, definito come «l’ormone dello stress», ne favorisce la trasformazione in energia di pronto utilizzo, sopprimendo alcune funzioni ritenute meno rilevanti, come il processo digestivo, la riproduzione e la crescita. Il DHEA è un neurosteroide che compensa alcuni effetti soppressivi del cortisolo, velocizzando la riparazione delle ferite, migliorando il funzionamento del sistema immunitario, ed agevolando la crescita del cervello: in pratica lo rende più forte in seguito alle esperienze percepite come stressanti.
Il rapporto tra DHEA e cortisolo prende il nome di «indice di crescita della risposta allo stress». Più è alto, e più è rappresentativo della capacità di gestire con efficacia lo stress. Valori elevati di questo particolare indice sono stati correlati ad una maggiore resilienza negli studenti universitari, ad una migliore capacità di affrontare un addestramento militare di sopravvivenza, ad una più alta abilità nel risolvere problemi complessi, e ad una minore probabilità di presentare disturbi da stress post-traumatico.
Ciò che è emerso dalla nuova scienza dello stress, è che l’atteggiamento mentale adottato nei confronti dello stress consente di modificare il rapporto tra DHEA e cortisolo, innalzando il valore dell’indice di crescita di risposta allo stress. In particolare la concentrazione ematica del cortisolo non sembra subire particolari variazioni, ma aumenta la quantità di DHEA prodotta dalle ghiandole surrenali.
Le risposte di minaccia e di sfida
“Se hai le farfalle nello stomaco, invitale nel tuo cuore.”
(Cooper Edens)
Il confine che esiste tra senso di minaccia e senso di sfida è molto sottile. Quella strana sensazione che si percepisce prima di una riunione, un esame, una competizione atletica o un discorso davanti ad altre persone, può generare emozioni molto diverse che includono ansia, paura, ma anche eccitazione e piacere. Nel primo caso si attiva la risposta alla minaccia, nel secondo caso si attiva la risposta di sfida, una risposta che consente di migliorare la prestazione quando si è sotto pressione.
Il senso di minaccia attiva una risposta ancestrale focalizzata sul ridurre i danni di un eventuale danno fisico. I vasi sanguigni si contraggono per limitare la potenziale perdita di sangue dovuta alla lotta, ed il sistema immunitario viene attivato per velocizzare il processo di guarigione. Chi ritiene utile la risposta fisica allo stress, non presenta alcun restringimento dei vasi sanguigni, si sente più energico e concentrato, presentando una condizione fisica molto simile a ciò che avviene nei momenti di gioia e di esercizio del coraggio.
Quando dovete affrontare un evento che diventa fonte di ansia, non obbligatevi a farlo in uno stato di particolare rilassamento, attivereste un conflitto che ne amplifica il senso di disagio. Accogliete le sensazioni generate dallo stress come un segnale del corpo che si predispone per dare il meglio di sé, e con l’esperienza imparerete a trasformare una risposta di minaccia in una risposta di sfida.
Rivalutare il rapporto con lo stress
“Se tu stessi scalando l’Everest, potresti aspettarti che faccia freddo, che alcune notti siano particolarmente buie e di sentirti stanca. Saresti messa piuttosto male. Ma che cos’altro ti saresti potuta aspettare? Stai scalando l’Everest.”
(Alia Crum)
Prendetevi un momento per ripercorrere la vostra vita passata, estrapolandone i momenti di maggiore crescita, quelli che vi hanno fatto raggiungere obiettivi importanti ed hanno indotto cambiamenti positivi. Se doveste descriverli dal punto di vista dello stress generato, come li definireste?
Quasi tutti i momenti di crescita si rivelano anche particolarmente stressanti, e viceversa: anche le esperienze più difficili possono diventare utili sul lungo periodo, rendendo le persone più consapevoli e resilienti.
Secondo la psicologa della salute Kelly McGonigal, le persone che dichiarano di essere cresciute in seguito ad un evento traumatico, presentano un maggiore senso di vicinanza e di compassione verso la comunità, scoprono punti di forza che non pensavano di avere, apprezzano maggiormente la vita, ed hanno una visione più chiara dei valori di riferimento e della direzione da intraprendere.
Saper cogliere il lato positivo dello stress, non significa definire in maniera inequivocabile se sia del tutto positivo o negativo, ma imparare a cogliere quanto di buono c’è, per sviluppare una maggiore consapevolezza della risposta fisiologica indotta, ed affrontare nel migliore dei modi le sfide della vita.
Per approfondire: Come farsi amico lo stress
Consigli di lettura |