L’empatia è la capacità di leggere stati d’animo e sentimenti altrui, e rappresenta la base portante delle nostre abilità sociali.
“È intelligente non chi legge miriadi di libri, ma chi sa leggere dentro alle situazioni di ogni giorno.”
(Stefano Benni)
La quarta abilità dell’intelligenza emotiva è la capacità di leggere stati d’animo e sentimenti altrui. Comunemente definita con il termine empatia (dal greco “εμπαθεία”, “sentire dentro”), questa importante abilità si divide in:
1. Empatia cognitiva – La capacità di riconoscere le emozioni altrui e comprenderne il punto di vista.
2. Empatia affettiva – La capacità di percepire le stesse sensazioni di un’altra persona.
3. Empatia compassionevole – La capacità di rispondere a tali emozioni in maniera appropriata, esercitare la compassione, sviluppare un profondo legame interpersonale e convivere in armonia con le persone che frequentiamo quotidianamente.
Empatia e neuroni specchio
“Io non chiedo al ferito come si senta, io divento il ferito.”
(Walt Whitman)
Anche le neuroscienze cognitive, ovvero le scienze che studiano la relazione fra pensieri e cervello, si sono occupate di empatia. Giacomo Rizzolatti, famoso neuroscienziato italiano, è il coordinatore dell’equipe che nel 1992 ha scoperto i neuroni specchio. Rizzolatti li definisce come:
“Una particolare classe di neuroni che si attiva sia quando una persona compie un’azione sia quando la vede fare. Permettono, in altre parole, di capire subito quel che fanno gli altri. Un meccanismo fondamentale non solo per apprendere attraverso l’imitazione, ma anche per rendere partecipe l’osservatore delle emozioni altrui. È il meccanismo dell’empatia, che ci permette di commuoverci se vediamo uno spettacolo drammatico o di immedesimarci nelle azioni in campo della squadra del cuore.”
Attraverso questa scoperta abbiamo una conferma scientifica che l’uomo nasce come animale sociale programmato per comprendere le emozioni altrui. I fattori sociali e culturali possono rafforzare o indebolire questi meccanismi, che rappresentano la base portante delle nostre abilità sociali.
Empatia e DNA
“La compassione e l’empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono.”
(Charles Darwin)
Un fattore che incide sulla nostra capacità di essere empatici è il DNA. Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Cambridge e dell’Istituto Pasteur dell’Università di Parigi, nel quale è stato valutato il quoziente di empatia di circa 47.000 persone iscritte a 23andMe, un sito di analisi genetiche.
I risultati dello studio hanno rivelato una correlazione fra DNA e quoziente di empatia che incide per circa il 10%, evidenziando che l’empatia non è una dote innata ed esiste un ampio margine di miglioramento del rimanente 90%.
Come sviluppare le proprie capacità empatiche
“La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare.”
(Carl Rogers)
L’empatia è una capacità che può essere sviluppata attraverso un lungo e impegnativo lavoro su se stessi, che richiede di applicare quotidianamente tre semplici regole:
1. Immedesimarsi nei punti di vista delle altre persone evitando il giudizio, praticando l’accettazione, la comprensione, e la compassione.
2. Recepire le opinioni altrui attraverso l’ascolto e l’osservazione. Decodificare il linguaggio verbale è solo il primo passo di una comunicazione che spesso è ricca di elementi paraverbali, come il tono e il volume della voce, ed elementi non verbali, come la mimica del volto, lo sguardo, e la postura del corpo.
3. Gestire il coinvolgimento emozionale generato dagli stati d’animo altrui, senza confonderlo con i propri sentimenti.