«Come prendere appunti» è una delle domande più diffuse nell’ambito dello studio efficace, ed il metodo Cornell ne rappresenta la risposta più adeguata.
“Chiunque può prendere appunti, proprio come chiunque può scarabocchiare. Ma è fondamentale che i tuoi appunti vadano oltre il semplice lavoro frenetico. La chiave è prendere appunti in modo efficace.”
(Walter Pauk)
Che si tratti di lezioni universitarie, corsi di formazione o qualunque altra forma di contenuto informativo da acquisire, la capacità di prendere appunti rappresenta uno dei pilastri dell’apprendimento efficace:
• consente di ottimizzare i tempi di apprendimento successivo;
• contribuisce alla costruzione di schemi di sintesi;
• facilita il ripasso;
• agevola la messa in pratica dei concetti acquisiti.
La prima ragione per cui è estremamente difficile prendere appunti, è relativa alla difficoltà di rimanere concentrati a lungo quando si ascolta passivamente qualcuno che parla. Il secondo ostacolo riguarda la metodologia utilizzata, una questione meramente tecnica che spesso non viene affrontata adeguatamente.
Per approfondire: I segreti dell’attenzione
La fase di rielaborazione dell’informazione
“Studiare è questo. Improvvisamente si comprende qualcosa che si era capita da tutta una vita, ma da un nuovo punto di vista.”
(Doris May Lessing)
La fase di rielaborazione è una forma di potenziamento dell’apprendimento, che consiste nel personalizzare gli argomenti oggetto di studio adattandoli al proprio linguaggio, alla propria visione delle cose, ricercando un compromesso fra perdita e compressione dell’informazione.
Quando si prendono appunti la fase di rielaborazione deve essere effettuata parallelamente alla fase di acquisizione e comprensione dell’informazione, e la difficoltà aumenta. Produrre appunti impeccabili non significa tentare di trascrivere ogni singola parola (e la soluzione non è registrare e sbobinare le lezioni), ma acquisire, elaborare, comprendere e sintetizzare i concetti in tempo reale, seguendo 5 regole:
1. Limitare la quantità di termini trascritti, valutandone il peso in termini di contenuto informativo apportato.
2. Utilizzare termini che facciano il più possibile parte del vocabolario personale.
3. Organizzare gerarchicamente i concetti e le associazioni che intercorrono fra loro.
4. Associare concetti già noti ai nuovi concetti acquisiti.
5. Sfruttare il dual coding, una tecnica evidence-based che consiste nell’apprendere combinando elementi verbali ed elementi visivi.
Detta così può sembrare una abilità complicata da sviluppare, ma attraverso la pratica e l’utilizzo di alcune metodologie consolidate, il tutto si rivela molto più semplice di quanto si potrebbe immaginare.
Per approfondire: Come studiare velocemente e con efficacia
La teoria del dual coding (doppia codifica)
“La cognizione umana è unica in quanto si è specializzata nella gestione simultanea del linguaggio e degli oggetti ed eventi non verbali. Inoltre, il sistema linguistico è peculiare, poiché si occupa direttamente dell’input e dell’output linguistico (sotto forma di discorso o scrittura) e allo stesso tempo svolge una funzione simbolica rispetto a oggetti, eventi e comportamenti non verbali. Qualsiasi teoria rappresentativa deve accogliere questa doppia funzionalità.”
(Allan Paivio)
Formulata nel 1971 dallo psicologo canadese Allan Paivio, la teoria del dual coding ipotizza che il cervello umano sia in grado di elaborare le informazioni verbali e quelle visive su canali differenti.
Una volta elaborate, il cervello ne crea una rappresentazione separata per ciascun canale, da qui il termine dual coding ovvero doppia codifica, ed entrambe le rappresentazioni possono essere utilizzate per richiamare il concetto associato.
Nell’ambito dell’apprendimento, l’immediata conseguenza di questo particolare meccanismo è che abbinando parole ed immagini, nello specifico associazioni verbali ed immagini evocative, possiamo velocizzare l’acquisizione, la memorizzazione ed il richiamo di un qualsiasi contenuto informativo.
Il Metodo Cornell (o delle 6R)
“Le parole chiave buttate a caso su un foglio diventano in fretta confuse e disordinate. Ma se ci aggiungi frecce, caselle, elenchi puntati o numerati, parentesi, sottolineature, rientri, pallini e tutto il resto, riesci a veicolare meglio sul foglio il contenuto informativo di quello che hai ascoltato, a renderlo chiaro, ordinato ed esplicito. Quindi non limitarti a scrivere le parole chiave, ma collegale tra loro con la grafica, che può anche essere estremamente semplice, non a colori, immediata e minimale.”
(Alessandro de Concini)
Il Metodo Cornell (o delle 6R), elaborato dal prof. Walter Pauk, autore del bestseller How to study in college, rappresenta una delle tecniche più efficaci per prendere appunti.
Utilizza come base di lavoro dei semplici fogli, l’ideale sono i quaderni a quadretti misura A4, suddivisi in tre sezioni:
1. Colonna di sinistra – È riservata alle domande, possibilmente incentrate sui punti chiave. Le risposte a tali domande dovranno essere sviluppate nella colonna di destra, dedicata agli appunti. Il processo può anche essere invertito, ovvero si può procedere alla sintesi di un concetto nella sezione dedicata agli appunti, ed inserire successivamente la domanda a cui tale sintesi risponde.
2. Colonna di destra – Spazio riservato agli appunti veri e propri. Prendere appunti non significa trascrivere integralmente quanto viene detto, ma elaborare in tempo reale una sintesi rappresentativa degli argomenti trattati adottando un linguaggio personale. L’utilizzo di parole proprie stimola l’identificazione dei concetti chiave, facilita l’associazione con concetti che già conosciamo, ed agevola il processo di memorizzazione. Per variare l’intensità degli stimoli e sfruttare il potere del dual coding potete giocare con la dimensione e lo stile del carattere utilizzando il maiuscolo, il minuscolo, il sottolineato, introdurre elenchi puntati o numerati, frecce o emoticon.
3. Piè di pagina – destinata ad una breve sintesi degli appunti presi. Il piè di pagina non deve essere necessariamente inserito in ogni pagina, ma quando lo si ritiene opportuno, ed una guida utile per la sua realizzazione sono le domande del KWL, definite dalla professoressa universitaria Donna M. Ogle:
• Che cosa sai già dell’argomento?
• Che cosa vuoi sapere?
• Che cosa hai imparato?
Un esempio pratico
Di seguito troverete un breve esempio di utilizzo del metodo Cornell, immaginando una ipotetica lezione sui sistemi di memoria i cui contenuti fanno riferimento all’articolo: Memoria e apprendimento.
Concetti Chiave (1/3 della larghezza) Quali sono le tre tipologie principali di memoria? Come sono strutturate e che funzioni svolgono le memorie a lungo termine? Come funziona la memoria a breve termine? | Appunti (2/3 della larghezza) I sistemi di memoria possono essere suddivisi in tre tipologie principali: • La memoria filogenetica, ereditata dalla nascita, contiene le informazioni di base per la sopravvivenza come i riflessi (battito cardiaco, contrazione automatica delle palpebre, riflesso salivare ed istinti elementari.). • Le memorie a lungo termine, che presentano una durata variabile fra un minuto ed un tempo indefinito, nella quale le informazioni sono codificate semanticamente. • La memoria a breve termine (MBT). Si caratterizza per la durata e la capacità estremamente limitata. Le memorie a lungo termine possono essere suddivise in: • memoria dichiarativa, una memoria cosciente di cui fanno parte: La memoria a breve termine (MBT) immagazzina gli oggetti informativi attraverso il buffer di reiterazione, una sorta di libreria organizzata in ripiani in cui ogni ripiano contiene un singolo oggetto. Ogni volta che arriva un nuovo oggetto i precedenti vengono spostati nel ripiano sottostante, e l’oggetto informativo contenuto nell’ultimo ripiano viene eliminato. |
Piè di pagina I sistemi di memoria e le tre tipologie che li caratterizzano. Domande di approfondimento: Come funziona il meccanismo di apprendimento per condizionamento? Cosa accade quando una informazione esce dal buffer di reiterazione della memoria a breve termine? |
Il grande vantaggio dell’utilizzo di questo approccio consiste nell’attivare alti livelli di concentrazione, obbliga la mente ad una continua rielaborazione delle informazioni per isolare i concetti chiave, e garantisce una prima organizzazione della gerarchia e delle associazioni fra i concetti acquisiti che agevola esponenzialmente la fase successiva di approfondimento e ripasso.
Consigli di lettura Vince chi impara: Guida strategica all’apprendimento efficace. (Alessandro de Concini) |