Come gestire le aspettative personali

    gestire le aspettative
    • Aggiornato il: 15-10-2021

    Come gestire le aspettative personali

    Che si tratti dell’ambito personale, relazionale o lavorativo, la capacità di gestire le aspettative è uno dei fattori chiave dell’autorealizzazione.

    “Non siamo mai preparati a ciò che ci aspettiamo.”
    (James Michener)

    Sono passati circa 70 000 anni, da quando una mutazione genetica ha donato all’Homo sapiens l’abilità di elaborare i pensieri astratti.

    Lo storico e saggista Yuval Noah Harari, autore di diversi bestseller tra cui Sapiens. Da animali a dèi, evidenzia quanto la capacità di proiettare i pensieri nel futuro sia stato un meccanismo di sopravvivenza fondamentale per permettere ai nostri antenati di prevedere i pericoli dell’ambiente ostile in cui vivevano.

    Jeff Hawkins, neuroscienziato fondatore di Palm Computing e Handspring, identifica in questa capacità la funzione principale della mente, un superpotere che ha un impatto diretto anche in termini di aspettative che ci poniamo nei confronti della vita.

    Il senso di autorealizzazione passa inevitabilmente attraverso le aspettative, che diventano lo standard di riferimento con cui misurare ciò che siamo, rispetto a ciò che avremmo voluto essere ed a ciò che desideriamo diventare. L’aspettativa positiva ha a che fare con qualcosa che auspichiamo accada nel futuro, ed è una forma anticipata di gratificazione che in determinate condizioni può agire da leva motivazionale. L’aspettativa negativa, al contrario, destabilizza, demotiva e favorisce la procrastinazione, bloccando di fatto ogni minimo cambiamento.

    Per approfondire: Smettere di procrastinare: le migliori strategie

    Il potere delle aspettative

    “Se mi si da una pillola, e mi si dice che si tratta di un sonnifero, questa comunicazione mi indurrà un’aspettativa di sonno, e di fatto io potrò dormire più a lungo di quanto non farei, dopo avere assunto la pillola, se non sapessi che si tratta di un sonnifero.”
    (Paolo Legrenzi)

    Spesso termini come cervello e mente vengono utilizzati come sinonimi, anche se non sono la stessa cosa. Il cervello, con i suoi centomila milioni di neuroni e relative connessioni, rappresenta l’hardware. La mente, responsabile dei pensieri e delle emozioni, il software.

    Le aspettative sono parte integrante della mente, un software unico nel suo genere che ha il potere di modificare l’hardware. A differenza di ciò che si pensava una volta, il cervello cambia costantemente durante tutto l’arco della vita, ed è questa particolare caratteristica che regala all’essere umano grandi doti di adattamento e flessibilità nei confronti dell’ambiente circostante.

    Le aspettative hanno il potere di modificare la fisiologia del cervello e di condizionare la chimica del nostro corpo, una realtà difficile da accettare, che presenta diverse evidenze come l’effetto placebo, l’effetto pigmalione e l’effetto Hawthorne.

    Le aspettative disattese

    “Spesso le delusioni sono legate alle aspettative. Spesso le aspettative sono legate ai desideri. Se si riesce ad avere le aspettative adeguate alla realtà delle cose e il meno possibile legate ai nostri desideri, anche le delusioni saranno minori, sia come numero sia come intensità.”
    (Stefano Nasetti)

    Fermati un attimo e prova a porti alcune semplici domande:

    • «Da giovane adolescente, qual era la mia visione del futuro?»

    • «Quali aspettative si sono realizzate e quali no?»

    • «Quante energie sto spendendo per soddisfare le aspettative altrui?»

    • «In questo momento, cosa desidero veramente e perché?»

    Se sei come la maggior parte delle persone, ci saranno aspettative che si sono concretizzate, ed altre che inevitabilmente sono fallite ed hanno generato grande delusione. Secondo gli esperti questo aspetto non è poi così importante, o quanto meno non dovrebbe esserlo. La parte rilevante della questione, è il modo in cui le aspettative disattese stanno condizionando la tua vita e le aspettative future.

    Se le aspettative disattese condizionano negativamente la tua esistenza, benvenuto nel club di coloro che cadono in quella che lo psicoterapeuta Russ Harris definisce con il termine di trappola della felicità. La trappola ha tante caratteristiche, ma una delle principali consiste proprio nel vivere una vita incentrata sulle aspettative, piuttosto che sui valori nascosti dietro tali aspettative.

    Quando l’aspettativa diventa un fine in sé

    “Mi ricordo che una mattina mi sono svegliata all’alba con dentro un grande senso di aspettativa, hai presente, no? Lo conosci? E mi ricordo di aver pensato: ecco questo è il preludio della felicità! Questo è solo l’inizio, ed ora in poi crescerà sempre di più. Non mi ha sfiorato l’idea che non fosse il preludio, era quella la felicità. Era quello il momento, era quello.”
    (Dal film The hours)

    L’aspettativa non rappresenta un fine in sé, ma un mezzo per stimolare un percorso attraverso il quale soddisfare quotidianamente i valori più importanti che caratterizzano la nostra vita. La delusione che alimenta senso di impotenza ed incapacità di reagire davanti ad un fallimento, nasce proprio quando l’aspettativa diventa un fine che distoglie l’attenzione dallo scopo più elevato, la bussola interna che dovrebbe guidare le nostre azioni nei confronti della vita.

    La soluzione peggiore alla delusione, consiste proprio nel non crearsi più aspettative per evitare di rimanere delusi. Una strategia decisamente più efficace, richiede di stimolare l’autoriflessione attraverso alcune domande:

    • «Quali sono i valori nascosti dietro tali aspettative?»

    • «Perché ritengo che nella quotidianità la soddisfazione di tali valori non sia più possibile?»

    • «Quali obiettivi posso pormi per soddisfare tali aspettative?»

    • «Come posso aumentare la probabilità di raggiungerli, preservando la qualità delle mie giornate?»

    Per approfondire: Delusione: come superare le aspettative disattese

    Aspettative, intenzione ed azione

    “Dobbiamo riscoprire la distinzione fra speranza e aspettativa.”
    (Ivan Illich)

    Le aspettative positive e adeguate consolidano l’intenzione, che a sua volta stimola l’azione. Per il nostro cervello il costo energetico dell’aspettativa e dell’intenzione è quasi nullo. Al contrario, soprattutto quando si tratta di ripartire da una aspettativa delusa, il costo energetico dell’azione risulta estremamente elevato.

    Elemento cruciale del passare all’azione è il primo passo, quell’atto importante e consapevole capace di favorire ogni processo di cambiamento. Come afferma Gregg Krech, una delle massime autorità sulla psicologia giapponese nel Nord America: “È meglio chiarirsi le idee prima di iniziare, ma è anche meglio iniziare prima di chiarirsi le idee”.

    Sviluppare una chiara visione agevola il raggiungimento dei nostri obiettivi, ma non sempre è possibile. La ricerca di chiarezza può diventare un alibi perfetto per l’inazione, ed è proprio in queste situazioni che diventa fondamentale iniziare a fare il primo passo. Si tratta di innescare quel meccanismo che alimenta la motivazione attraverso l’esperienza pratica e la capacità di imparare dai piccoli fallimenti.

    In questo contesto merita particolare attenzione il fattore ambientale. Se siamo nel posto giusto, è molto più probabile che lo stimolo all’azione arrivi prima e più intensamente.

    Per approfondire: Piccoli passi per grandi obiettivi

    Consigli di lettura

    Sapiens. Da animali a dèi: Breve storia dell’umanità (Yuval Noah Harari)

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