Autoinganno: la trappola del mentire a se stessi

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    • Aggiornato il: 10-06-2022

    Autoinganno: la trappola del mentire a se stessi

    Una panoramica delle bugie che caratterizzano l’autoinganno e delle strategie che permettono di limitarne gli effetti negativi.

    “Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.”
    (Friedrich Nietzsche)

    L’autoinganno, il processo di mentire a se stessi più o meno consapevolmente, è una forma di autosabotaggio particolarmente subdola che rispecchia la tendenza della mente a tutelare la nostra integrità, intesa come coerenza con l’idea che abbiamo di noi stessi, di quello in cui crediamo, dei nostri valori e del mondo che ci circonda.

    Questo meccanismo di difesa è alla base di una serie di errori di valutazione che si manifestano attraverso:

    1. Confirmation bias – La ricerca di elementi che confermano le cose in cui crediamo, trascurandone molte altre che potrebbero radicalmente cambiare la nostra percezione della realtà.

    2. Impact bias – La tendenza a sovrastimare, nel bene e nel male, gli impatti che gli eventi avranno sulla nostra vita.

    3. Affect euristic bias – Ciò che desideriamo in un particolare momento tende a influenzare la nostra interpretazione del mondo che ci circonda.

    4. Gambler’s fallacy bias – L’idea che il nostro passato possa influenzare il nostro futuro.

    5. Halo effect bias – La valutazione di persone/cose sulla base di pochi elementi, salvo poi generalizzare il giudizio alla loro interezza.

    6. Self-serving bias – Uno stile attributivo per il quale i successi dipendono dalle nostre abilità personali e gli insuccessi da fattori esterni come la sfortuna o il caso.

    e molti altri…

    Per approfondire: I bias cognitivi e i limiti della ragione

    I filtri della mente

    “La mappa non è il territorio.”
    (A. Korzybski)

    La nostra interpretazione del mondo viene costruita innanzitutto attraverso il sistema sensoriale, che risulta essere il primo filtro responsabile di alcune omissioni e distorsioni sulla percezione della realtà esterna.

    In PNL si parla di “sistemi rappresentazionali”, per sottolineare quanto i cinque sensi contribuiscano a creare le mappe della mente rappresentative delle nostre verità:

    1. Visivo (vista) – I colori sono onde elettromagnetiche la cui frequenza ricade in un piccolissimo range che prende il nome di spettro del visibile. A causa dell’effetto dei “contrasti cromatici”, lo stesso colore può essere percepito in maniera differente in funzione dell’accostamento con altri colori.

    2. Auditivo (udito) – Come per la vista, anche l’udito permette di decodificare solo una piccola parte delle frequenze del suono.

    3. Cinestesico (gusto, olfatto, tatto) – Il canale delle sensazioni, nel quale la stessa esperienza sensoriale può produrre sensazioni diverse a causa dell’effetto di una esperienza provata precedentemente. Un famoso esperimento di Ornstein permette di sperimentare facilmente quanto affermato:

    Riempite tre secchi, uno con acqua calda, uno con acqua fredda, e uno con acqua tiepida, e immergete contemporaneamente, e per qualche minuto, la mano destra nell’acqua fredda e la mano sinistra nell’acqua calda. Successivamente immergete entrambe le mani nell’acqua tiepida, noterete che alla mano destra sembrerà calda, e alla mano sinistra sembrerà fredda.

    Per la mente il sistema sensoriale rappresenta un primo livello di filtraggio della realtà, la cui percezione viene condizionata costantemente da un filtro molto più potente: il sistema di credenze. Con il passare del tempo gli insegnamenti e le esperienze di vita plasmano un insieme di convinzioni in grado di influenzare profondamente la nostra percezione della realtà. Sfortunatamente molte di queste convinzioni sono “false”, ed hanno come unico effetto quello di condizionare negativamente la qualità dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti.

    Per approfondire: Convinzioni limitanti: come liberarsene

    Mentire sapendo di mentire

    “L’Io inganna se stesso quando fa prevalere il principio di piacere sul principio di realtà.”
    (Sigmund Freud)

    L’autoinganno consapevole consiste nel mentire a se stessi sapendo di mentire. Capita ogni volta che giustifichiamo una carenza di impegno oppure la mancanza di raggiungimento dei nostri obiettivi. Ci raccontiamo delle “balle” per legittimare le nostre debolezze e nascondere a noi stessi verità che risultano troppo scomode per essere accettate.

    L’abitudine a raccontarsi bugie, con il passare del tempo genera una serie di false credenze che per la nostra coscienza diventano una verità assoluta. Tutte le volte che per i nostri ragionamenti utilizzeremo tale verità, che reale non è poiché basata su false credenze, questi risulteranno inevitabilmente falsati ed inizieremo a mentire a noi stessi in maniera del tutto inconsapevole.

    Mentire non sapendo di mentire

    “Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri.”
    (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

    Diversi studi hanno dimostrato come la ricostruzione di un evento fatta attraverso i ricordi consolidati nella memoria a lungo termine, possa risultare falsata da molti fattori che ne limitano l’affidabilità. Poiché la maggior parte dei nostri ragionamenti si basa proprio sul ricordo delle esperienze passate, possiamo affermare che la memoria stessa è parte attiva del processo di autoinganno.

    Se a questa considerazione aggiungiamo tutte le evidenze descritte precedentemente sulla poca attendibilità dei canali sensoriali e del sistema di credenze, anche i lettori più scettici converranno che, senza esserne consapevoli, mentiamo a noi stessi molto più frequentemente di quanto si potrebbe immaginare.

    La strategia della consapevolezza

    “La libertà non può esserti data da un’agenzia esterna o da una certa autorità superiore. Devi sviluppare una volta per tutte la capacità di comprendere la situazione. In altre parole, devi sviluppare una consapevolezza panoramica, una consapevolezza onnipervadente che comprenda la situazione in quel preciso momento. È questione di comprendere la situazione e aprire gli occhi a quel preciso istante, e ciò non è un’esperienza particolarmente mistica o qualcosa di misterioso. Niente affatto. È solo percezione diretta, aperta e chiara di ciò che c’è adesso.”
    (Chögyam Trungpa)

    La strategia più efficace per gestire gli autoinganni consiste nell’intraprendere la strada della consapevolezza, un percorso di crescita personale fondato su tre principi:

    1. Gli autoinganni si manifestano e condizionano la nostra vita sotto forma di pensieri, che a loro volta influenzano emozioni, decisioni e comportamenti.

    2. I pensieri sono solo una piccola parte di quello che siamo. Imparare a osservarli con maggiore distacco emotivo, significa liberarsi della loro schiavitù e rivalutarli in funzione della loro utilità nei confronti dei nostri obiettivi di vita. Per allenare questa abilità è possibile utilizzare tecniche di defusione cognitiva ed iniziare a praticare la mindfulness.

    Per approfondire: Mindfulness: l’importanza della consapevolezza

    3. Per poter valutare l’utilità dei pensieri è fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dei valori guida, la bussola in grado di indirizzare le scelte più importanti della nostra vita.

    Per approfondire: La scala dei valori personali

    La strategia della disputa

    “Noi non vediamo la realtà, ma la nostra interpretazione della realtà.”
    (Giulio Cesare Giacobbe)

    Una volta allenata la capacità di osservare i pensieri senza identificarsi con essi, potremo migliorarne la qualità attraverso una rielaborazione dei contenuti coerente con la scala dei valori personali. Un esercizio utile, consiste nel diventare più consapevoli delle semplificazioni che caratterizzano il nostro dialogo interno:

    1. Generalizzazioni – Manifestano la tendenza a considerare un singolo episodio come rappresentativo di una classe di situazioni molto più ampia.

    2. Cancellazioni – Rappresentano una omissione di contenuti che tende a privilegiare altri aspetti ritenuti più importanti.

    3. Distorsioni – Una alterazione nella percezione della realtà legata a false credenze.

    Per approfondire: Il metamodello della PNL

    L’autoinganno strategico

    “Se siamo gli artefici attivi della nostra realtà possiamo, entro certi limiti, orientarla anche verso direzioni funzionali e positive.”
    (Giorgio Nardone)

    L’autoinganno strategico è una forma di menzogna che consapevolmente raccontiamo a noi stessi, in grado di produrre effetti benefici e funzionali ai nostri obiettivi.

    Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta fondatore insieme a Paul Watzlawick del CTS Centro di Terapia Strategica, nel libro L’arte di mentire a se stessi e agli altri, illustra alcune tecniche basate sull’autoinganno che sono parte integrante del problem solving strategico, una metodologia per trovare soluzioni efficaci a problemi complessi:

    1. La tecnica del “come peggiorare” consiste nel porsi una serie di domande su quello che si potrebbe fare per peggiorare ulteriormente la situazione:

    “Come potrei complicare ulteriormente i miei problemi?”
    “Cosa dovrei fare o non fare, pensare o non pensare, per produrre gli effetti indesiderati?”

    L’effetto paradossale di questa tecnica, è quello di stimolare la mente alla ricerca di strategie alternative che, agendo come meccanismo di difesa (reazione avversiva spontanea di evitamento), si contrappongono alle risposte ottenute sul come peggiorare.

    2. La tecnica dello “scenario oltre il problema”, sfrutta il potere dell’immaginazione per creare uno scenario in cui abbiamo affrontato con successo la situazione:

    “Cosa posso fare di diverso adesso che il problema è stato superato?”
    “Come cambiano le relazioni con gli altri?”
    “Quali ostacoli ho affrontato?”
    “Quali strategie ho adottato?”

    L’effetto di questa proiezione mentale è quello di evidenziare una realtà desiderata, che può essere raggiunta iniziando ad applicare nel nostro presente gli stessi modelli di pensiero e le stesse azioni immaginate.

    Per approfondire: Reframing: la tecnica del “come se”

    Consigli di lettura

    L’arte di mentire a se stessi e agli altri (Giorgio Nardone)

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